Firma di Wanda Broggi  
 
 

In soffitta ho scoperto il paese dei balocchi

Si può ancora andare in soffitta e ritrovare il cavallo a dondolo del bisnonno fabbricato a Norimberga agli inizi del secolo? Forse no. Perchè quel tempo è ormai scaduto e i suoi giocattoli di legno o di latta sono quasi tutti dall'antiquario. Hanno un valore collezionistico alto, soprattutto se fabbricati in Germania o in Inghilterra, patria degli esemplari più raffinati. C'è, però chi ha voluto trasferire questa sorpresa sulla tela creando una scuderia per l’infanzia, a dondolo o su ruote, che rimanda le stesse emozioni di un oggetto prezioso riscoperto per caso. Wanda Broggi ha dipinto Nestore, L’ultimo imperatore, Air mandolin, Guernica, Bimbi, ... tutti cavallini ad olio generati dall'emozione di una nascita in famiglia che ha riempito di magia l’espressione dei soggetti. L' artista ha lavorato con la sua usuale precisione sfogliando vecchi cataloghi di giocattoli per ottenere le stesse proporzioni e il senso dei materiali con cui erano fatti. Ha centrato l’obiettivo. E, soprattutto, è riuscita a immergerli in un’atmosfera particolare, quella che si crea solo nei solai, quando la luce filtra dal legno mescolata alla pioggia di polvere impalpabile. Il risultato non è una pittura iperrealista fredda, ma una serie di ritratti in cui i giocattoli diventano animali, con espressioni e sentimenti, resi da una pennellata quasi scultorea. Ai cavalli, insomma, viene data un’anima. Quella stessa che è frutto dell’immaginazione infantile che vede vivere in mondi propri i giocattoli. Alla serie dei cavalli la Broggi è approdata anche riscoprendo emozioni lontane: "Da bambina ero affascinata dalla vita del circo - spiega la pittrice - dai finimenti, dagli specchietti, dagli strass che si mettevano, quando l’animale doveva calcare le scene. E il giocattolo che rappresentava quell'universo era per me sintesi di un paradiso che potevo guardare di rado e da lontano".
La prima serie è stata quella dei cavalli da giostra, I giardini di Armida, oggetto di una mostra tenuta lo scorso anno alla Galleria 32 di Milano. L'artista aveva lavorato sull’idea della rotazione e della ripetizione dell’immagine che appare a intermittenza. Poi è seguita la serie dei giocattoli "tarmati, strapazzati, come li definisce la pittrice. Wanda Broggi è approdata al giocattolo partendo dal ritratto. Ha iniziato a dipingere negli anni settanta e a eseguire i primi ritratti dal 1980, lavorando più che sullo studio psicologico del volto, sull'accostamento di elementi simbolici. Per fare questo si serve di fotografie e richiede un paio di pose al massimo, ma vuole conoscere in dettaglio la storia personale di ciascuno: gusti, professione, interessi. Quindi sceglie alcuni oggetti ed elementi fantastici in sintonia con la personalità della persona ritratta, o meglio con l’idea che lei se ne è fatta. Il risultato è un puzzle dove il soggetto appare depersonalizzato se visto isolato dal contesto. I bambini, per esempio hanno volti statici. A caratterizzarli è il loro mondo di giocattoli e frammenti di sogni infantili: pupazzi, orsacchiotti e bambole (ha una collezione di esemplari antichi raccolta durante gli anni). A differenza delle opere di molti artisti della sua generazione, non c'è ironia nelle sue tele, ma una grande eleganza formale. Oggi, però con i suoi giochi è entrata in un altro mondo e i cavalli esprimono da soli un nuovo universo. Carichi di messaggi, sono testimoni di una presenza che non c'è più". E' il tema del ricordo quello che oggi mi interessa. I cavalli sono i testimoni del tempo ritrovato ".

Nicoletta Cobolli Gigli

Arte dicembre 1998


 

 
   

 


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