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Un cantiere personale di immagini
Non credo sia dovuto a un meccanico scatto di memoria il fatto che entrando in qualche modo in rapporto con figure e cose rappresentate nei quadri di Wanda Broggi, il primo pensiero corra - per smentirne l'amarezza - a certi versi scritti da Rimbaud, giusto un secolo fa, nei quali veniva considerata una gioventù che si presentava, con delicatezza, alle soglie del mondo moderno. Non è vero, infatti, che la costringente oziosità del secolo, associata alla comune tendenza ad accettare per buone suggestioni e influenze di varia natura, porti - come tale - a far perdere la vita propria.
Arte, lavoro e poesia si fondono qui in un nuovo insieme, come avviene raramente, per dare espressione a quanto di più straordinario esiste in un cantiere personale di immagini private, e subito si è trasportati lungo quella linea sicura di mutamento grazie alla quale in esse ci si riconosce e ci si sente, ci si ritrova, con dolcezza familiare e inquietudine.
In anni di dura vita ed esperienza, quando i problemi dell'arte di esprimersi non si risolvono percorrendo una china dove, di maggioranza, si procede arrancando, non è casuale che uno, con pochi, ritrovi entro di sè i motivi, la risorsa, che consentono di sostenere il confronto, di pronunciare chiare, necessarie parole.
Come in una notte di veglia, di attesa, dopo che i fuochi sono spenti, si alzano forme alte e pulite, prossime a quanto di essenziale sta dentro di noi, ed è allora che i sogni sono logici, sono una porta aperta, "ivoire ou corne" sul mondo esterno.
Coerentemente con il suo modo di aver vissuto e conosciuto, Wanda Broggi è in grado di stabilire una serie di coordinati equilibri, che si rendono sensibili nel colore, quel colore che " vela" nelle opere prime, e afferma in modo maggiore il proprio dominio nelle più recenti.
I grandi quadri da parete di Wanda Broggi, che volentieri si vedrebbero fuori, lungo le strade, non nelle abitazioni e nelle gallerie, sono altrettante cantate, sono dei magnificat, il cui tema è costituito da una particolare frase che interpreta un'ansia, l'ansia di vivere oggi.
E all'interno di questo alto e solenne linguaggio si percepisce un ritmo scandito dal dialogo tra l'animale arcaico che sopravvive e la fiabesca figura femminile, animale che poi diventa lucida macchina mentre il fragile essere umano svanisce in un'allusiva immagine poetica. Più criticamente è individuato il problema e meglio il discorso si trasforma in comunicazione, in un intervento sulle frammentate cose oggettive e sulle morali individuali.
Il confronto rischioso, dal quale si tenta continuamente di evadere, non soltanto per quanto riguarda le arti figurative, viene affrontato da Wanda Broggi in un modo assai preciso, che è percorso dall'elemento desiderio, dall'elemento speranza.
Con mano tenera e allo stesso tempo sdegnosa, essa coglie dunque fiori notturni e miti del presente che sembrano essere nati dai rimbaldini deserti dell'amore; le immagini vengono avanti chiare, l'infelicità si allontana, sta dietro le spalle ormai, di queste figure e macchine frontali - doni di perfetta eleganza, di bellezza.
Danilo Montaldi
Ottobre 1972
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